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Giovanna De Sanctis

Mostre:    
Dancing 16 febbraio - 5 marzo 2004 catalogo a cura di Nicoletta Cardano

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"Quello che faccio è figlio del barocco - dice di sé Giovanna De Sanctis. Sì, l'uso compiaciuto della messa in scena, il calco, il gesso, la piega, il drappo che ferma il vento e lo raffigura, l'uso della trappola dei sensi...". E, certamente, figlia della predilezione barocca per la macchina teatrale è Dancing, l'installazione che, lo scorso anno, con la collaborazione della Facoltà di Architettura di Romatre, ha riportato, allo Studio Morbiducci, l'opera di un'artista da più di un decennio lontana dal mondo delle mostre, per aver scelto di realizzare sculture monumentali destinate ai luoghi della vita reale, con particolare attenzione a quelli pubblici. Portano la sua firma il grande bassorilievo in bronzo della nuova Casa Circondariale di Civitavecchia; la sistemazione, ideata con gli architetti Bedoni e Severati, di piazza Cardinal Consalvi presso ponte Milvio a Roma; le quattro sculture realizzate nella piazza del quartiere romano di Decima, ristrutturata su progetto di A. Aymonino ed E. Rizzuti, vincitori del Concorso Cento Piazze del '96; i bronzi per la fontana del parcheggio San Francesco a Terni ed, infine , quella che ,ad oggi, può essere considerata la summa della sua ricerca artistica: le due ali bronzee panneggiate che compongono la Nike, installata nel 2001 di fronte alla nuova Pretura di Palermo. Infine, nel dicembre del 2004 è stata inaugurata a Roma una sua scultura monumentale, la Stele all’ingresso del passante Nord/Ovest, tra via Trionfale e via Cortina d’Ampezzo. Dal 1964 ad oggi, Giovanna De Sanctis si è trovata al centro di alcuni momenti cruciali della vita artistica e culturale italiana ancora poco noti, ma di grande rilevanza. Architetto presso lo studio Ach. O sino alla metà degli anni Settanta, ha esercitato un ruolo trainante in quel fervido periodo della ricerca architettonica romana caratterizzato dalla critica al modernismo e per il quale, in seguito, si conierà l'abusata qualifica di post moderno. Nel segno del rifiuto dell'"iconoclastia novecentesca" si svolge anche la sua carriera di pittrice: dieci anni di intensa sperimentazione sul patrimonio iconico della nostra storia dell'arte che ne hanno fatto uno degli esponenti più interessanti di quell'esigenza di originale recupero della tradizione che ha attraversato tutto il decennio degli Ottanta.