Studio Morbiducci via g.b.bodoni 83, 00153 roma tel.+39.065746285
amorbiducci[@]alice.it - amorbiducci[@]gmail.com

Seguici su Facebook FB

 


FIERA DI NATALE - OPERE D'ARTE APPLICATA

INAUGURAZIONE
Venerdì 6 dicembre dalle ore 18 in poi
Sabato 7 e domenica 8
dalle ore 11 alle 21

FB


puglia-salvatore

Quattordici artisti giocano alla Fiera di Natale

Venerdì 6 dicembre all’Atelier Morbiducci si inaugura una Fiera di Natale, mostra-mercato di oggetti d’arte applicata, possibili doni d’autore da mettere sotto l’albero.

Partecipano al gioco: Luigi Battisti, Primarosa Cesarini Sforza, Letizia Cianetti, Marina Cianetti, Yvonne Ekman, Gianluca Esposito, Renato Flenghi, Perla M. Graffeo, Paul Klerr, Riccardo Monachesi, Salvatore Puglia, Graziolina Rotunno, Studio Alecci e Di Paola.

Gli artisti in Fiera si misurano con cartapeste, place’s mats, scatole, gioielli di plastica, lampade, biglietti, arazzi di seta, ceramiche, formelle e piccole sculture. Gli oggetti esposti formeranno una singolare tavola imbandita di un Cenone dell’arte.

La mostra prosegue sabato 7 e domenica 8 dicembre dalle 11 alle 21.




LE VIE DELLA LANA

INAUGURAZIONE
29 novembre 2013 dalle ore 16 alle 23
30 novembre - 1 dicembre 2013 dalle ore 10 alle 23

FB


puglia-salvatore

Le vie della lana passano a Testaccio. Almeno dal 29 novembre, quando per tre giorni, in un trionfo del filato (di lana naturalmente, ma anche di pregiati lini e cotoni), saranno esposti arazzi, borse, cinture, coprispalle, cuscini, filati, giacche, mantelle, paralumi, runners, scarpe, sottopiatti, tende, tutti rigorosamente fatti a mano, in una mostra-mercato organizzata da un gruppo di maestri internazionali della tessitura.

Non si tratta soltanto di possibili regali di Natale: questa festa delle lane e dei lini offre al pubblico romano la possibilità di assistere dal vivo al processo di realizzazione di un tessuto, dal filo al manufatto completo. Il visitatore avrà inoltre a portata di mano gli strumenti principali di questo artigianato che accompagna l’uomo da millenni: il fuso, il filatoio e il telaio. Con pazienti insegnanti pronti a iniziare gli interessati ai segreti dell’arte del tessere.




Salvatore Puglia - Il parco dei mostri e l'ombra del luogo

Dal 6 - 8 giugno 2013
Giovedì 6 giungo 2013 dalle ore 18:30
Venerdì 7 giungo 2013 dalle ore 15:00 alle 20:00
Sabato 8 giungo 2013 dalle ore 11:00 alle 20:00

Su appuntamento al 348 3628459

FB


puglia-salvatore




Alessandra Festuccia - ECHI

17 Maggio 2013 - ore 18:00
Su appuntamento al 06 574 6285

FB


festuccia

La mostra curata da Renato Flenghi ci propone un'artista intensa e sensibile ricca di contenuti e di simboli da decriptare.
Alessandra realizza le sue opere e la sua visione mitologica, utilizzando la tecnica Raku, che a ben vedere essa stessa simboleggia Atlantide: la terra argillosa (dell’isola) ricca di sabbia (chamotte) come quella che la bagnava, s’incendia nel forno a 950/1000° come per un’eruzione e un incendio, esattamente come accade nella fase della riduzione del pezzo attraverso l’utilizzo di segatura, fogli di giornale ecc… fino all’immersione nell’acqua che spegne il pezzo.
La tecnica utilizzata da Alessandra per realizzare questi pezzi ci riporta al dramma di Atlantide e simbolicamente ed efficacemente la sublima; facendoci riflettere sulle prospettive future del Pianeta.
Ecco cosa è “Echi” di Atlantide… una ricerca interiore, ma anche e soprattutto un campanello di allarme per il PIANETA e per il Futuro degli Uomini e delle Donne.
Gli oggetti di ceramica raku di Alessandra sono, e vogliono essere, le chiavi che aprono alla sorprendente lettura dell’anima, una ricapitolazione di emozioni composte su dimensioni inclinate, estranee alle coordinate convenzionali; tanto da mettere in discussione l’orizzonte lineare per sostenerne uno immaginario oltre lo sguardo. I molteplici frammenti sono appartenenze, curve, rette, superfici e tridimensionalità concave ove si generano gli “echi” essenziali di questa storia infinita.

Testi in catalogo di: Claudia Origoni e Renato Flenghi

Testi - PDF



Trame e intrecci - Nicoletta Cosentino e Bruna Tatafiore

28 - 31 Maggio 2013
Martedì 28 maggio 2013 dalle ore 18:30 alle 20:30
Mercoledì 29 a venerdì 31 maggio 2013 dalle ore 16:00 alle 20:00

FB



cos-tata


L’incontro tra Nicoletta Cosentino e Bruna Tatafiore ha generato una collaborazione più che fruttosa, potremmo dire virtuosa: secondo una logica di riciclo creativo i ritagli di stoffa della produzione dell’una – reinterpretati – diventano lo spunto per le creazioni dell’altra.

Entrambe architette, hanno da tempo spostato la loro capacità di ‘costruire forme’ nei campi della moda e del design: nei loro lavori i tessuti di grana, colore e consistenza si compongono a formare trame e intrecci raffinati e originali.

Nei lavori di Bruna Tatafiore ciò che colpisce è l’estro nell’accostare i tessuti. L’autrice compone texture a disegno prevalentemente geometrico e lineare, in cui l’apparente rigore viene contraddetto dal tono ludico e gaio che ne regola l’equilibrio interno: un gioco fatto di giustapposizioni e volute dissonanze che vanno a ricomporsi, a lla fine, in un insieme armonico.

Un gesto più istintivo – ma a ben guardare sapientemente dosato – sembra regolare le opere di Nicoletta Cosentino. Governati dal puro gioco di forme e colori i ritagli (lasciati per lo più così come sono e ‘semplicemente’ disposti su teli di iuta) generano quasi autonomamente composizioni in cui spazialità e suggestioni rimandano all’arte contemporanea.

Francesca Fabiani


Marina Cianetti - Terre Alte

cianetti1

cianetti2

Se i Paesi spaesati sorgevano senza basi, oggi le Terre alte nascono su forme stabili. La ricerca della verticalità si edifica su un corpo pesante, esprime una saldezza costruita nel tempo. All’inizio c’è il disegno, uno schizzo per fissare l’idea, la forma di una struttura. Poi, Marina Cianetti prosegue per aggiunte. Monta, smonta, rimonta case e cupole, barche e pesci, lune, alberi e bandiere. Sono paesi e terre che sembrano affiorare da un tempo lontano, come se emergessero dalle stratificazioni di un palinsesto interiore che trascina con sé, nelle sue pieghe sottili, frammenti, residui, forme. Una certa precarietà si avverte, ma è esposta ed accolta con pudore, appena un segno fatale dell’esistenza. Tra le case addossate, tra gli intrighi delle cupole e dei tetti appaiono fessure che divengono a loro volta forma. Non ci sono voragini. Non si evocano fratture. Se l’interno delle abitazioni resta invisibile, chi guarda comprende che il vuoto può anche sussistere senza generare paura. In realtà, non c’è angoscia nelle Terre emerse, se non un filo sottile che inevitabilmente accompagna i risvolti dell’anima. Il buio delle finestre accenna al mistero, ma può convivere con il colore. Le superfici ingobbiate o appena disegnate e smaltate prediligono effetti coprenti e toni perlacei dove la luce vibra appena. Il colore è solo un cenno gioioso, un tocco di follia sparso qua e là, segno di una vitalità che non ama gli eccessi. Nell’insieme, ogni nota trova il suo posto, si compensa, si smorza e si ricompone in un’armonia di spinte verticali e di visioni articolate per una frontalità non statica, che al contrario contempla il cambiamento. Nella possibile mobilità dei singoli elementi nulla appare infatti definitivo. Ogni cosa può essere ricollocata per un accordo interno, dentro un divenire che accoglie l’inevitabilità delle trasformazioni, esaurendosi nell’esito di momentanei approdi formali. Le bandiere che sventolano nell’aria immota, le piccole mani percorse da un’insolita agitazione, i pesci che entrano ed escono dalle pareti sono posti sui tetti e sotto le case. I piccoli vesuvi sconvolti da fantastiche eruzioni si associano a costruire immagini surreali, la cui cifra resta quella dell’intimità e del sogno. I paesi di Marina generano sensazioni che durano l’intensità dell’attimo. Sono come ghiribizzi fugaci, esposti ai capricci dell’aria e del vento. Ma qui il gioco è consapevolmente vissuto. Si prospetta come un’esperienza di verità, dove ironia e malinconia convivono stimolando movimenti leggeri del pensiero. In fondo non c’è dispersione, ciò che è sospeso ha comunque un posto, trova il suo spazio e la stessa precarietà può risolversi in armonia. L’instabilità, ancorata alla saldezza delle basi, contempla l’imprevedibile. Il rischio di vivere è stato accettato. Ma nell’attesa che qualcosa può sempre accadere e cambiare il corso degli eventi restiamo a guardare concedendoci soltanto una breve sosta, che sa di poter durare il tempo di un respiro.

M. Ida Catalano