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Maria Paola Lucentini

Mostre:    
Persone 13 - 31 ottobre 2003 a cura di Micol Forti

 


Artista ancora giovane, Lucentini accetta la sfida della monumentalità, arrivando per di più ad utilizzare un materiale sotto molti profili impegnativo come la pietra. In questa stagione della sua carriera la scultrice realizza ritratti a grandezza naturale di gente comune: amici, conoscenti, "gli altri", insomma, quei microcosmi che ogni giorno le passano accanto e dai quali dichiara di essere sempre stata incuriosita. Non é un caso che le sedute di posa siano concepite come una lunga chiaccherata, durante la quale il soggetto ritratto é chiamato a raccontare se stesso e la sua storia, a svelare il segreto di un'unicità alla quale, con la pietra, l'artista conferisce dignità monumentale. Lucentini non ha mai dubitato che l'unico materiale idoneo ad accompagnarla nella sua ricerca intorno al concetto di identità fosse la pietra. Perché le culture dei popoli che si affacciano sul bacino del Mediterraneo hanno sin da epoca primordiale costruito sulla pietra i miti fondanti dell'origine della vita e del suo contrario, la morte. E la valenza simbolica che la pietra ha acquisito nel corso dei millenni é così forte che ognuno di noi porta sedimentata dentro di sé la convinzione che essa rappresenti l'eternità, la forza di Dio. Dunque solo all'essenzialità della pietra si può chiedere di condurci all'essenza di un individuo e di consegnarla all'immortalità. O alla sua illusione... Lucentini, formatasi a Parigi ed attiva da molti anni a Roma, é in realtà siciliana e con la sua terra dai mille volti condivide il gusto per l'ambiguità. Il costante richiamo formale alla severità della scultura arcaica cela infatti la sorpresa di una propensione, tutta barocca, per lo slittamento sensoriale, l'illusionismo ottico. Mai fidarsi dei propri occhi, avverte Micol Forti, autrice della prefazione a un catalogo, ché, contrariamente a quanto appare, Maria Paola non scolpisce, procedendo, così come insegna Michelangelo, per faticosa sottrazione dalla pietra, ma modella, procedendo quindi per aggiunta, la più effimera delle materie, la carta. Più precisamente una geniale evoluzione della cartapesta da lei stessa elaborata e brevettata con il nome di carta di pietra.